L'importanza di un click
- Dott.ssa Silvia Bouvret

- 10 apr 2020
- Tempo di lettura: 3 min
Riflessioni personali sulla socialità ai tempi di WhatsApp

La comunicazione virtuale ormai è un fenomeno inarrestabile e in molti affermano che essa rappresenti lanuova forma di comunicazione alla quale dovremmo abituarci, anzi forsepotrebbe anche diventare l’unica. Ad oggi sono abbastanza rare le persone che utilizzano il telefono per fare una chiamata, si manda un Whatsapp e si attende la risposta, nemmeno più le email riscuotono tanto successo. Chat e messaggistica istantanea sembrerebbero essere al momento il mezzo preferito per comunicare su qualsiasi cosa: dall’orario di un appuntamento di lavoro fino alle dichiarazioni d’amore più romantiche. Ciò che rende la situazione preoccupante a mio giudizio è che tale forma di comunicazione produce due conseguenze dannose: in primo luogo allontana i due comunicanti dalle proprie emozioni e soprattutto dallo scambio emotivo con l’altro e in secondo luogo sollevai comunicanti dalle responsabilità delle proprie azioni e delle conseguenze di tali azioni.Imessaggi e le chat allontanano dalle emozioni perché esse sono filtrate dallo schermo virtuale: quanti di voi hanno scritto un messaggio di risata tipo “ahahahaha”senza ridere veramente? Quanti hanno inviato l’emoticon con la faccina triste senza neanche lontanamente provare tale emozione? Abbiamo inoltre assegnato alle emoticon e alle faccine il compito di comunicare al posto nostro l’emozione che stiamo provando, chissà forse tra un po’ di tempo finiremo anche per dimenticare quali siano le espressionifacciali connessea ciascuna emozione. Per non parlare del lessico emotivo che sti sta riducendo sempre di più, stiamo perdendo le parole per descrivere le emozioni e gli stati d’animo. Inoltre messaggiare compulsivamente, come la maggior parte di noi fa durante il giorno, apparentemente ci dà l’impressione di essere in contatto con molte persone ma di fatto non solo siamo soli nell’atto di messaggiare ma ci isoliamo sempre di più dal mondo circostante. L’impressione che si ha è quella di essere immersi inun vortice altamente ipnotico che ci butta fuori appena riponiamo il telefonino in tasca, quasi si riesce a sentire il risucchio che ci riporta alla quotidianità. Si perde il nesso temporale e ci si muove in maniera automatica per le strade della città senza più guardarsi attorno... Spesso mi domando se tra qualche anno esisteranno ancora i testimoni che per strada aiutano a risolvere i casi discomparse, per esempio. Inoltre ho notato che, soprattutto fra i giovani, accade di questo: tramite messaggi o chat ci si insulta in maniera pesante oppure si condividono amori infuocati ma poi dal vivo quasi sembra di essere sconosciuti, come se il telefoninodesse la possibilità di essere qualcuno di diverso, come unasorta di mascherache fa dire (o forse è più appropriato “scrivere”) cose che in un’interazione faccia a faccianessuno si sognerebbe di proferire. E qui si arriva al discorso sulle responsabilità, tramite la chat infatti o il messaggio istantaneo di Whataspp non ci si allontana solamente dal vissuto emotivo (che risulta grandemente smorzato) ma anche dalla responsabilità per le conseguenze di ciò che si è scritto. Inoltre tramite chat è molto più semplice e immediato troncare un rapporto, abbandonare una conversazione o ignorare unapersona: si visualizza il messaggio e non si risponde, si nasconde la data dell’ultimo accesso, si bloccano i contatti, si utilizza l’anonimato. Quasi sembrerebbe che i rapporti abbiano perso di valore e importanza, iniziano e terminano con un semplice click. Questi social network non ci semplificano la vita, anzi a mio giudizio la inaridisconoe non fanno altro che creare distanza fra le persone e povertà di sentimenti. Hanno velocizzato la comunicazione, su questo non c’è dubbio, ma l’hanno anche resa evanescente e quasi insignificante.



Commenti