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Mi manca il respiro!

  • Immagine del redattore: Dott.ssa Silvia Bouvret
    Dott.ssa Silvia Bouvret
  • 10 apr 2020
  • Tempo di lettura: 3 min

Breve trattazione sui disturbi d'ansia

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Solitamente dipinta con tonalità gravi e penose, l’ansia come emozione non si fa di certo accettarevolentieri. Innanzitutto perché le sue manifestazioni somatiche sono molto dolorose e faticose da sopportare, lo sa bene chi ha avuto almeno una volta nella sua vita un attacco di panico! Difficoltà nel respirare, vertigini, brividi di freddo alternati a vampate di calore, tremori, sensazione di svenimento, tachicardia, sensazione di essere distaccati dal proprio corpo o dalla realtà, secchezza delle fauci... Per non parlare dei sintomi psicologici come l’intensa paura di morire.


L’ansia fondamentalmente può manifestarsi sotto forma di attacco di panico, come fobia o come ansia generalizzata. Le fobie specifiche sono probabilmente le forme di ansia più note o comunque che incuriosiscono maggiormente addetti ai lavori e “profani”. Come suggerisce il loro nome, si caratterizzano per l’intensa paura di una situazione, un oggetto o una persona che innesca nell’individuo che la sta provando una serie di sintomi corporei ma soprattutto la necessità di allontanarsi velocemente dallo stimolo fobico (fuga) oppure di prevenire la comparsa di questa insostenibile paura tramite l’evitamento (o ansia anticipatoria). Quindi è un tipo di ansia situazionale, nel senso che la sintomatologia si manifesta solamente in concomitanza di stimoli o situazioni specifiche, caratterizzata da una paura irrazionale per qualcosa. Alcune tra le fobie più famose e che portano maggiormente i clienti ad avvicinarsi al trattamento psicologico sono l’agorafobia (ovvero la paura di luoghi dai quali è difficile o imbarazzante sfuggire, a dispetto dello stereotipo comune che la identifica con la paura degli spazi aperti), la fobia sociale (la paura persistente di essere giudicati dagli altri odi essere umiliati o di parlare in pubblico) e tutta una serie di fobie specifiche come: la fobia scolastica, la claustrofobia, la paura del sangue, la paura degli animali o la paura dello sporco. L’ansia generalizzata invece è caratterizzata da ansia libera e di lunga durata che può variare in intensità ma che non è né situazionale né episodica, perché il soggetto presenta una preoccupazione esagerata costante per un innumerevole insieme di eventi. La caratteristica che infine rende decisamente spaventosi gli attacchi di panico è data dal fatto che (apparentemente) sembrano comparire in modo del tutto casuale. Se infatti si prova a chiedere ad una persona che ha avuto un attacco di panico quando questo si è manifestato, raramente saprà rispondere. Inoltre presentano una sintomatologia talmente dirompente e dolorosa che la persona ha il terrore di morire e quindi è comprensibile che, chi soffre di attacchi di panico, solitamente sviluppi tutta una serie di strategie volte ad evitare che questi ricompaiano. Tali strategie apparentemente sembrano risolvere il problema perché agiscono come una “toppa” ma evidentemente non possono essere la soluzione anche perché spesso prevedono il chiudersi in casa, evitare di prendere la macchina e fare solamente tragitti a piedi, oppure di essere accompagnati sempre e solo dalla stessa persona percorrendo ogni volta sempre la stessa strada, o ancora evitare di mangiare certi cibi o di trovarsi in specifiche situazioni. Tali comportamenti, definiti di “evitamento”, in realtà non fanno altro che cronicizzare la situazione perché creano una spiegazione razionale per un evento emotivo e psicologico che di razionale ha ben poco. In conclusione, sulla base della mia esperienza personale con pazienti mi sento di dire che sia in un certo modo sbagliato considerare l’attacco di panico come una patologia di cui fare diagnosi e per la quale trovare un trattamento mirato. L’attacco di panico penso che sia un mezzo (come tutti gli altri sintomi psicologicie di ansia) che il nostro inconscio usa per comunicare un qualcosa alla nostra parte razionale, un elemento che forse stiamo trascurando e sul quale è importante che volgiamo la nostra attenzione. Lo interpreto come se fosse un campanello di allarme che obbliga (seppur in maniera “violenta) la persona a prestare attenzione a qualcosa o comunque a prendersi cura di sé.

 
 
 

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